L'alluvione in Emilia Romagna induce
anche gli attivisti di "Ultima Generazione" a "rompere gli
argini" della protesta, inondando Fontana di Trevi di carbone
vegetale per colorarne le acque di un nero che tanto ricorda i
fiumi di fango. Ma come "leggono" questi blitz le ragazze e i
ragazzi che, in teoria, il movimento ambientalista più discusso
di sempre vorrebbe rappresentare? Secondo la maggior parte, le
motivazioni sono giuste. Non accade lo stesso, invece, per le
modalità con cui le manifestano. E' quanto emerge da una
sondaggio condotto dal sito Skuola.net su un campione di 3.000
giovani tra gli 11 e 25 anni.
Per circa 2 intervistati su 3, infatti, le preoccupazioni per
la salute della Terra e per gli effetti negativi dei cambiamenti
climatici sollevate da "Ultima Generazione" sono sacrosante:
sostengono infatti che il cambiamento climatico sia giunto a un
punto di non ritorno. E un altro 27% afferma che la riflessione
che i loro coetanei vogliono suscitare è giusta, anche se non
ritengono che la situazione sia così drammatica come vorrebbero
far intendere. Alla fine, dunque, solamente 1 su 10 ritiene
eccessiva tutta quest'ansia per il futuro del Pianeta.
Il quadro, però, cambia notevolmente se ci si sofferma sul modus
operandi del movimento. In particolare, sugli assalti al
patrimonio culturale o sui blocchi stradali. In quel caso, ad
appoggiare incondizionatamente gli attivisti, sostenendo che per
ottenere qualche risultato rilevante servono gesti "forti", è
meno di un giovane su quattro.
La maggior parte, invece, lascerebbe stare quegli obiettivi e
studierebbe altri tipi di "messaggi": la pensa così il 64% degli
intervistati, che comunque non disapprova del tutto la protesta.
A rifiutare qualsiasi forma di gesto eclatante è solo il 13%.
Numeri, questi, che si trasformano in una sostanziale condanna
per quanto fatto, ad esempio, a Firenze con Palazzo Vecchio e
gli Uffizi o a Roma con la "barcaccia" di Piazza di Spagna e
Palazzo Madama. E che si traducono nell'approvazione generale
della proposta del Governo che prevede di punire gli
"imbrattatori" con pene severe, costringendoli anche a ripulire
laddove hanno lasciato segni: a dirsi d'accordo sono ben 6 su
10. E un altro 30%, pur non arrivando a sanzioni troppo severe,
è concorde che vadano puniti. A essere contrario a qualsiasi
condanna formale è solo il 10%.
Perché la stragrande maggioranza dei giovani di oggi, per
aiutare il Pianeta, preferisce agire in silenzio. Sempre in base
a quanto hanno risposto in occasione del sondaggio: oltre 3 su 4
evitano di sporcare o lasciare rifiuti in luoghi pubblici, ben 3
su 10 dicono di aver azzerato l'utilizzo della plastica monouso
(e un altro 50% sta provando a farlo), circa 1 su 2 dice di fare
sempre attenzione a non sprecare acqua, quasi 2 su 3 affermano
di fare attenzione ad accendere le luci di casa se non
strettamente necessario, circa 1 su 6 riesce addirittura a
limitare l'uso della carta come strumento per studiare o
svolgere esercizi
Riproduzione riservata © Copyright ANSA