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Pressioni e ansia da performance, i giovani della Generazione Z sono 'sfiancati'

Pressioni e ansia da performance, i giovani della Generazione Z sono 'sfiancati'

Sarebbe 29% più ambiziosa ma vivono grandi disagi mentre adulti sono più fragili

26 febbraio 2023, 19:51

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Il disagio di una giovane a casa foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il disagio di una giovane a casa foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il disagio di una giovane a casa foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo gli ‘sdraiati’ e i ‘bamboccioni’ (i soprannomi dei Millennials), ecco gli ‘sfiancati’. Sono i giovani della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012,) e accusano forti sintomi di sconforto, ansia generalizzata e mancanza di visione di futuro. Hanno la percezione del precipizio, anche se in natura sarebbero più ambiziosi dei Millennials. Colpa della pandemia, della guerra più vicina e del lavoro che manca, idem della possibilità di realizzarsi? In parte ma non basta: si stanno indebolendo perché genitori e adulti (la parte di società più vecchia di loro) sono incapaci di accoglierli con le loro identità, ascoltando le loro istanze e le loro paure perché sempre più fragili loro stessi. Gli adulti non li accolgono così come sono o come vorrebbero essere ma si aspettano da loro rendimenti eccellenti, performanti, anche a suon di certificazioni, master e (per chi può) studi all’estero. La fatica mentale dei ragazzi, ancora studenti oppure che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro, è alle stelle ma non viene intercettata, ascoltata, accolta e instradata verso il loro futuro. “Li stiamo sfiancando e sono sfiduciati” attesta un nuovo report mondiale condotto dalla società GWI di ricerche di mercato globali su oltre 900.000 persone. descrive una nuova forma di ansia non più da prestazione ma generalizzata e identitaria della Generazione Z in Italia a la mancanza di ruoli genitoriali o adulti di riferimento in grado di far vedere ai ragazzi il futuro anche Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro. “La Generazione Z viene bollata come ‘pigra’ sulla base di pregiudizi, è invece il 29% più ambiziosa e desiderosa di guadagnare della generazione precedente, quella dei Millennials, - spiegano gli analisti GWI. – Ma sono stati anni difficili per tutti e probabilmente le difficoltà hanno colpito i ragazzi più degli altri. Sono già piuttosto esausti. A peggiorare le cose, il 2022 è stato caratterizzato dalla crisi del costo della vita e si parla di recessione in molti paesi del mondo, come in Europa. Tali preoccupazioni impattano soprattutto i giovani adulti all’inizio della propria carriera”.
 



Molti della Gen Z si sentono stanchi : il loro atteggiamento curioso e ambizioso ha subito un colpo a partire dal 2021. In calo dell’8% l’interesse a viaggiare ed esplorare il mondo, sono più stanziali che mai, nonostante l’età. Appassionati per l’emergenza climatica, a causa della continua e prolungata esposizione ad eventi stressanti come la guerra in Ucraina ed il Covid, adesso cala la voglia di occuparsene: in calo l’interesse per i problemi ambientali (siamo passati dal 33% nel 2021 al 30% nel 2022) e per le notizie di attualità (-7% in un anno). “La gen Z inizia a sentirsi stanca a portare avanti le istanze per la difesa dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico. L’interesse per questi temi è calato dell’11% in un anno. Si tratta di una stanchezza mentale e di nuove priorità che scopriremo nel 2023”.
La tensione per la salute mentale si percepisce molto di più dalle generazioni più giovani, si legge nella ricerca. “I ragazzi stanno pagando un pesante conto, - dicono gli autori. – Globalmente sono più di ogni altra generazione che li ha preceduti i più soggetti a problemi di salute mentale e 3 su 10 sono soggetti all’ansia, la più alta proporzione tra tutte le fasce di età:". Il 29% di loro sente di soffrire d’ansia e vorrebbe aiuto (lo dichiara invece il 24% dei Millennials, il 23% della Generazione X e il 21% dei boomers). Il 10% dichiara di avere qualche forma di disturbo mentale (contro l’8% dei Millennials, il 7 % della Gen X e il 6% dei boomers). “La pandemia e internet non bastano affatto e non sono la causa dei disagi degli adolescenti di oggi, vittime di gesti autolesionistici e così propensi al suicidio di cui nessuno vuole parlare e invece è proprio parlandone che si combatte il rischio, - precisa Matteo Lancini. – L’emergenza sanitaria ha esacerbato una sofferenza già presente nei ragazzi e nelle ragazze. Internet e la pandemia sono schemi dove invece si proiettano le contraddizioni e la povertà educativa degli adulti che sono sempre più fragili. Madri, padri, insegnati, istituzioni sono in difficoltà nel percepire, ascoltare e accogliere i segnali del dolore sempre più inesprimibile in una società che promuove l’individualismo, la competitività e non rimuove gli inciampi, i fallimenti e i dolori inevitabilmente presenti durante il processo di crescita”. Una fragilità adulta spiccata sembra contraddistinguere gli stessi genitori che perciò non sarebbero in grado di avere quel ruolo fondamentale di ‘adulti autorevoli’ come lo intende il dottor Lancini ovvero in grado di rinunciare a qualcosa di sé in nome dell’ascolto delle fragilità e delle paure dei figli in crisi, insieme ai quali definire il loro progetto futuro. “I genitori dovrebbero identificarsi nei loro figli, capire chi sono nelle loro incertezze ma anche nelle istanze che hanno a cuore, sostenendoli con un ascolto autentico e non fatto di stereotipi e luoghi comuni o tranciando il dialogo con giudizi sommari, frettolosi, pieni di preconcetti e pericolosi. I genitori e la società dovrebbero essere in grado anche di farli parlare dei loro inciampi, dei dolori, del pensiero suicida che li sfiora, del senso della vita e della morte. Invece purtroppo spesso spetta ai figli preoccuparsi delle fragilità degli adulti”.

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