BRUXELLES - L'Italia non salvaguarda abbastanza la creatività alla base del 'made in Italy'. Nella classifica internazionale sulla tutela della proprietà intellettuale il nostro Paese si posiziona 47esimo su 129 Paesi. Pesano l'instabilità politica, la corruzione e la scarsa efficienza della giustizia. E' quanto emerge dall'Indice Internazionale sulla tutela dei diritti di proprietà 2020, stilato dalla Property Rights Alliance, una rete di istituti, di cui fa parte per l'Italia il think tank Competere.eu.
Secondo lo studio, l'Italia registra un ulteriore peggioramento rispetto all'anno passato, in cui occupava il 46esimo posto, posizionandosi dopo il Sud Africa e l'Uruguay e realizzando un punteggio finale di 6.2 su 10. Mentre i Paesi che sono al top della classifica, Finlandia, Svizzera, Singapore, Nuova Zelanda e Giappone ottengono un punteggio superiore a 8 e gli stati del G7 hanno una media di 7.7.
Sulla performance dell'Italia pesa soprattutto l'instabilità politica e la scarsa efficienza della giustizia civile, lo studio sottolinea, poi, gli elevati livelli di corruzione percepiti. Il nostro Paese è appena promosso, invece, per quanto riguarda la tutela dei diritti della persona. Altri punti deboli sono la tutela del copyright e la capacità di accesso al credito.
"È fondamentale - dichiara il Segretario Generale di Competere.eu, Roberto Race - che la difesa della proprietà intellettuale diventi una priorità per il Governo". In generale, a pesare sulla protezione della proprietà intellettuale, secondo l'Indice 2020, è anche il mancato raggiungimento della parità di genere in diverse nazioni. Questo rallenterebbe, secondo gli esperti, lo sviluppo e l'innovazione.