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'Non è chiusa la porta per la pace in Ucraina'

Adriano Roccucci (S.Egidio), 'anche l'aiuto per i bambini è un canale di dialogo'

(ANSA) - ROMA, 14 MAG - L'incontro tra Papa Francesco e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky "ha aperto un canale di dialogo" e "questo è l'elemento importante". "Non è uno stop, non è una chiusura" e se si è posto l'accento sull'aspetto umanitario, sul quale si è trovata convergenza nel dialogo, "occorre sempre sottolineare che la pace è un processo complesso nel quale l'umanitario è una componente decisiva". A parlare è Adriano Roccucci, vice presidente della Comunità di Sant'Egidio e professore di Storia contemporanea a Roma Tre. E' appena tornato da Kiev per una missione con il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi ma fa la spola tra l'Italia e l'Ucraina (e anche la Russia) dal 1990. Sant'Egidio è presente stabilmente in Ucraina dal 1991, con sedi a Kiev, Leopoli, Ivano-Frankivsk e Karkiv.
    Dal suo osservatorio, quello di uno tra i maggiori esperti della questione, Roccucci, dopo le dichiarazioni di Zelensky, non è pessimista anche perché "nelle sue affermazioni pubbliche penso che il presidente ucraino intenda mantenere una sua coerenza. Ma non possiamo conoscere quale effettivamente sia stato il contenuto del colloquio con il Papa" che è durato quaranta minuti. "Se avere posto l'accento sulla importanza delle iniziative umanitarie - prosegue il vice presidente nazionale di Sant'Egidio - può sembrare meno rilevante, bisogna invece sottolineare che l'intervento umanitario, oltre a rispondere al bisogno del popolo, è sempre un canale che tiene aperti gli spazi del dialogo. L'investimento umanitario è un investimento di pace".
    L'importanza dell'incontro tra il Papa e Zelensky, il cui risultato può essere apparso come uno stop alla mediazione vaticana per la pace, "è proprio nel fatto che l'incontro si sia tenuto, che ci sia stato un dialogo e un confronto aperto".
    In particolare l'impegno della Santa Sede, finora concentrato sugli aiuti materiali e sulla facilitazione dello scambio dei prigionieri, si concentrerà sulla questione dei bambini deportati. "Un problema grande", commenta Roccucci, sul quale "credo che si continuerà ad utilizzare i canali già aperti" con la parte russa.
    Ci sono i prigionieri, la prioritaria questione dei bambini, ma anche il sostegno agli sfollati interni. "L'Ucraina è un paese colpito in alcune aree in maniera molto forte, con le città distrutte, ma è un Paese che è interamente in guerra. Ci sono cinque milioni e mezzo di sfollati interni che sono la parte più fragile della società ucraina, oltre a coloro che sono esposti direttamente al conflitto. Sostenere l'Ucraina vuol dire sostenere questa parte vulnerabile della popolazione; occuparsi degli sfollati interni è decisivo per la tenuta dell'Ucraina ma anche per cominciare a pensare alla ricostruzione che non è solo materiale ma anche delle persone, della società e delle relazioni". Per questo che Sant'Egidio ne ha fatto un impegno prioritario. "In questi 15 mesi ogni mese abbiamo distribuito 15mila pacchi alimentari per più di 1.110 tonnellate di aiuti inviati", oltre ai farmaci e agli altri beni di prima necessità.
    "Il problema - conclude Roccucci - è che la guerra va avanti, la popolazione continua a soffrire ma gli aiuti umanitari tendono invece a diminuire". (ANSA).
   

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