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Al via dal Macfrut la campagna Ismea sulla frutta in guscio

Nutrizionista Calabrese, aiuta a ridurre il colesterolo cattivo

Redazione ANSA RIMINI

- RIMINI - Prende il largo dal Macfrut, il salone dell'ortofrutta di Rimini, la campagna di promozione sulla frutta in guscio finanziata dal Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste e realizzata da Ismea. Una campagna, intitolata 'Dentro c'è l'Italia' alla cui presentazione hanno preso parte l'esponente della segreteria del Masaf, Giovanni Di Genova, Fabio del Bravo di Ismea e il nutrizionista Giorgio Calabrese.

L'appuntamento ha fornito l'occasione per inquadrare dal punto di vista economico la filiera italiana della frutta in guscio e di alzare il sipario sulle iniziative previste per il prossimo biennio. In particolare la campagna di promozione e informazione disegnata da Masaf e Ismea muove dall'esigenza di fare sistema tra le piccole realtà che contraddistinguono il settore, moltiplicando le occasioni confronto, scambio e aggregazione tra gli operatori della filiera e di valorizzare le produzioni distintive della penisola, spesso poco conosciute dal consumatore. Tra le iniziative che l'Ismea metterà in campo, la realizzazione di un osservatorio statistico-economico, l'organizzazione di incontri di networking tra gli operatori, la partecipazione unitaria e organizzata presso le principali fiere nazionali e le manifestazioni di interesse, l'organizzazione di attività collaterali come degustazioni, cooking show, incontri B2B e la realizzazione di una campagna social rivolta ai consumatori, con la partecipazione di influencer nell'ambito food, benessere, lifestyle e sport.

"La frutta secca - ha osservato alla presentazione della campagna il nutrizionista Calabrese - aiuta a ridurre il colesterolo cattivo, grazie all'azione degli acidi grassi Omega 3 e 6, protegge il cuore e contrasta i radicali liberi responsabili dell'invecchiamento e delle infiammazioni, e grazie alla sua vitamina E ai suoi grassi polinsaturi previene l'insorgenza delle malattie demenziali cerebrali. Ma non solo - ha concluso - l'assunzione di circa 30 grammi al giorno di noci, mandorle, nocciole, pistacchi e altre varietà all'interno di una dieta bilanciata, agisce nella regolazione della pressione arteriosa, grazie alla presenza di sali minerali come zinco, magnesio, ferro, fosforo, calcio e potassio". (ANSA).

220mila tonnellate di frutta in guscio prodotte in Italia ma ci sono margini di sviluppo - La loro coltivazione, interessa una superficie di circa 180.000 ettari e la produzione media degli ultimi anni ammonta a circa 220.000 tonnellate benché i quantitativi raccolti oscillino fortemente da un anno all'altro a causa dell'impatto del clima sulle rese produttive. Questo il quadro di riferimento della coltivazione di noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi e carrube delineato al Macfrut da Ismea.

Nel dettaglio la produzione di nocciole è localizzata essenzialmente in Campania, Lazio e Piemonte; quella di mandorle in Puglia e Sicilia, quella di pistacchio in alcune aree specifiche della Sicilia (Bronte e Raffadali) mentre la produzione di noci e castagne è diffusa in aree che vanno dal sud al nord del Paese.

Pur con il riconoscimento di diversi marchi a indicazione geografica come Dop e Igp, viene evidenziato da Ismea, "il successo economico di questi prodotti è stato fino ad ora parziale, in quanto ostacolato da alcuni limiti insiti nella struttura stessa di questa filiera. Il principale utilizzo della frutta in guscio, in particolare nocciole, mandorle e pistacchi, riguarda l'industria dolciaria e agroalimentare in genere; mentre per castagne e noci si ha una prevalenza del consumo tal quale". Per tutti i prodotti, viene osservato, si registra "un deficit della produzione nazionale rispetto al fabbisogno interno e ciò spiana la strada all'importazione di ingenti quantitativi di prodotto dall'estero, come avviene ad esempio per le nocciole turche, cilene, georgiane e azere, per i pistacchi di Usa e Iran, per le mandorle di Usa e Spagna, per le noci di Spagna e Usa e per le castagne di Turchia, Portogallo e Spagna. Tutto ciò si traduce in importazioni per circa 1,4 miliardi di euro all'anno e un pesante passivo della bilancia commerciale dell'Italia che ammonta a circa 700 milioni di euro".

Quindi, conclude Ismea, "è evidente che esiste una grande opportunità di aumentare il potenziale produttivo dell'Italia tenendo ben presente però i limiti determinati dalle caratteristiche pedoclimatiche dei nostri territori che non sempre si adattano alle diverse specie. Allo stesso tempo è necessario non sottovalutare la minaccia insita in un mercato internazionale gestito da grandi player in grado di influenzare il livello del prezzo mondiale".

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