"Lo strumento del contratto
collettivo, quello buono, andrebbe salvaguardato, perché a
nostro modo di vedere, se la contrattazione collettiva non
funziona, accadono due fatti: il primo è che il Parlamento è
costretto a interrogarsi sulla necessità di fissare un salario
minimo per legge, o un equo compenso", e il secondo è che "il
magistrato interviene, come è successo in alcuni ambiti come
quello della vigilanza privata e stabilisce lui qual è la
tariffa". A farlo sapere Confindustria, nel corso dell'audizione
di questa mattina nella Commissione bicamerale per il controllo
sulle forme previdenziali, dove una delegazione di tecnici ha
affermato ancora: "Noi siamo convinti che la contrattazione
collettiva debba funzionare. E debba funzionare regolarmente e
bene, per questo noi abbiamo posto da anni il tema della misura
della rappresentanza, ai fini di individuare quale sia, in ogni
singolo settore, il contratto di riferimento, e non - è stato
evidenziato - come si legge nel documento conclusivo del Cnel",
i "contratti di riferimento".
Per Confindustria, infine, recita la memoria inviata ai
parlamentari, "in un contesto di profonde trasformazioni
sociali, il welfare contrattuale svolge - e può certamente
continuare a svolgere - un ruolo strategico, per mezzo di ogni
livello di contrattazione collettiva, nella soddisfazione dei
nuovi bisogni dei lavoratori".
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