La Conferenza nazionale dei Garanti
territoriali delle persone private della libertà ha organizzato
oggi presidi in cinquanta città italiane, sedi di penitenziari,
leggendo un appello alla politica e alla società civile
sull'emergenza dei suicidi in carcere. Sono stati letti i nomi
dei detenuti morti suicidi, per causa naturale e per cause
ancora da accertare, nonché i nomi degli agenti di Polizia
Penitenziaria che si sono suicidati dall'inizio dell'anno 2024.
In Campania ci sono stati tre presidi: a Napoli con il Garante
campano delle persone sottoposte a misure restrittive della
libertà personale Samuele Ciambriello ed il Garante comunale di
Napoli delle persone private della libertà Tonino Palmese; a
Benevento con la Garante provinciale delle persone private della
libertà personale Patrizia Sannino; ad Avellino con il Garante
provinciale delle persone private della libertà personale Carlo
Mele.
Ciambriello, portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti
territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della
libertà personale, ha ricordato: "Vogliamo abbattere questo muro
di omertà e di indifferenza. La politica deve ascoltare questo
appello, affinché accanto alla certezza della pena ci sia anche
la qualità della pena che passa attraverso lo studio, il lavoro,
l'affettività, le relazioni. È necessario un maggior numero di
misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed
efficace la Giurisdizione di Sorveglianza, anche destinando
maggiori risorse. In Italia, ad oggi, ci sono stati 31 suicidi
nelle carceri italiane, di cui 5 in Campania, persone che non
hanno ricevuto ascolto dalle istituzioni. Bisogna mettere in
campo proposte di inclusione sociale".
Dal 2020 al 2024 ci sono stati 302 suicidi nelle carceri
italiane. La Regione con il numero più alto di suicidi in
carcere in questi ultimi anni è la Lombardia (48), a seguire la
Campania (33).
Presente anche il Garante comunale di Napoli delle persone
private della libertà, Tonino Palmese, che ha letto l'Appello
della Conferenza: "Servono interventi urgenti sui suicidi in
carcere, non si può continuare a morire di carcere e in carcere.
I nomi che oggi abbiamo letto, sia dei detenuti morti suicida
che quelli degli agenti di Polizia Penitenziaria, sono volti,
storie. I numeri dimostrano la strage che c'è in atto. La
politica e la società civile spesso incitano il clima 'dobbiamo
gettare la chiave, dobbiamo gettare la spugna'. Dovremmo invece
occuparci di questi numeri, di queste persone, e capire quanta
risorsa umana è a disposizione per il recupero e per ristabilire
la civiltà nel nostro Paese".
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