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Bellocchio, la cecità dei dogmi crea tragedie

Bellocchio, la cecità dei dogmi crea tragedie

Regista di Rapito: 'Lavoro tanto? Non è l'età ma film che amo'

CANNES, 23 maggio 2023, 20:09

(dell'inviata Alessandra Magliaro)

ANSACheck

A Cannes prima Bellocchio, poi Moretti, chiude Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Cannes prima Bellocchio, poi Moretti, chiude Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Cannes prima Bellocchio, poi Moretti, chiude Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Non me lo aspettavo, però lo accetto" la frase di Marco Bellocchio alla premiazione dei David settimane fa è diventata cult e la si applica anche ora, con scongiuri al seguito, che il grande piacentino di 83 anni è tornato di nuovo al festival di Cannes, questa volta in concorso con Rapito. "Qui al festival non avevo mai ricevuto premi tranne la Palma d'oro d'onore, se non mi danno niente anche questa volta non cambia molto, e se invece capita lo accetterò, mi interessa invece che vada bene in sala" dice il regista. Una seconda giovinezza, una prolificità cinematografica che dopo le fatiche, premiate da pubblico e critica, di Esterno Notte lo ha portato di nuovo su un set, pure faticoso come tutti i film in costume. "C'è chi alla mia età pensa di correre in modo compulsivo per non perdere quel tempo che forse mancherà, io continuo a lavorare solo su progetti che mi piacciono, mi convincono e mi coinvolgono", dice.
    In Rapito c'è la storia di un bambino ebreo che nella Bologna del 1858 viene strappato alla famiglia quando si viene a sapere che sarebbe stato battezzato di nascosto da una domestica cattolica che lo aveva visto malato e non lo voleva lasciare nel limbo. Edgardo Mortara portato via con violenza dai genitori cresce nella fede cattolica in un collegio con altri bimbi ebrei rapiti, educato sotto la stretta sorveglianza di papa Pio IX, l'ultimo papa re di Roma, travolto poi dalla breccia di Porta Pia del 1870. Viene talmente indottrinato da diventare un predicatore cattolico per tutta la sua vita a costo di rompere ogni legame con la famiglia di origine.
    Un altro rapimento dopo quello di Aldo Moro, scandagliato a fondo da Bellocchio in Buongiorno Notte ed Esterno Notte, curioso per essere solo casualità. "I due rapimenti pur ovviamente su piani diversi - risponde all'ANSA - sono accumunati dalla cecità ideologica dei dogmi, quell'intransigenza che non ammette compromessi e deroghe. È accaduto con Moro e con Mortara. Sono atteggiamenti violenti che portano solo tragedie alla società". Il fedelissimo Fabrizio Gifuni, che dopo Moro in questo film è l'inflessibile monsignore che esegue l'ordine papale di rapire il piccolo Mortara riflette "questa storia ci appare spietata e tragica, quella di Moro lo fu altrettanto, vittima della stessa intransigenza nel non voler trattare con i terroristi".
    C'è anche dell'altro, l'interesse di Bellocchio in questa vicenda reale è anche ulteriore: "io questa rigidità, questa ortodossia cieca la conosco bene, è qualcosa con cui sono stato educato e che ha condizionato la mia vita. Ma ci riflettiamo che nel '48 i comunisti erano scomunicati? Una cosa spaventosa, e poi c'erano i peccati mortali, i sacrilegi e tutto il resto".
    Il rapporto stretto, quasi una lotta di tutta la vita, tra Bellocchio e il cattolicesimo (raccontato ad esempio nel magnifico L'ora di religione 20 anni fa e sottinteso in Marx può aspettare) non lo esime dal desiderare di mostrare la sua opera Rapito alle religioni coinvolte.
    "Ho scritto una lettera a Papa Francesco, spero abbia voglia di vedere il film, ha tante cose ben più importanti da fare ma chissà che non trovi il tempo per una serata divertente, interessante, tra amici. Attendo." dice nel giorno della premiere.
    "Alcuni sacerdoti - prosegue - hanno visto Rapito ed erano emozionati e pensierosi, ma il feedback più notevole è stato quello dei capi ebrei che pure lo hanno visto in anteprima.
    Nessuno di noi del cast e della troupe è ebreo e quindi abbiamo rischiato con questa storia ma loro alla fine erano molto commossi, mi ha fatto piacere".
    Tratto liberamente da Il caso Mortara di Daniele Scalise (Mondadori), sceneggiato dallo stesso Bellocchio con Susanna Nicchiarelli, il film è interpretato da Barbara Ronchi e Fausto Russo Alesi (i genitori di Edgardo Mortara), Paolo Pierobon (il papa), Fabrizio Gifuni, il piccolo Enea Sala è Edgardo bambini, Leonardo Maltese Edgardo ragazzo. Anni fa era stato annunciato un film su Mortara da Steven Spielberg, "e noi lo accantonammo perchè lui stava già facendo il cast, ma poi lo riprendemmo quando all'epoca del Traditore sapemmo che aveva lasciato il progetto". Il problema per Spielberg, azzarda Bellocchio, era stato trovare il bambino. "Noi dopo tanti casting in Emilia abbiamo trovato Enea, mi hanno colpito i suoi occhi, io volevo un bambino vero che non recitasse, non come quelli penosi che si vedono in tv, una cosa orrenda", sbotta il regista.
    Paolo Del Brocco di Rai Cinema, Beppe Caschetto di Ibc Movie e Simone Gattoni di Kavac Film, i produttori di Rapito, hanno annunciato che devolveranno la loro quota degli incassi di tutta Italia del primo giorno di uscita del film, in sala con 01 dal 25 maggio.
   

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