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Troppo azzurro, la generazione tenera e senza futuro

Troppo azzurro, la generazione tenera e senza futuro

Filippo Barbagallo, io giovane-vecchio che non ama i social

ROMA, 29 aprile 2024, 20:15

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Né Nanni Moretti né tantomeno Pietro Castellitto, Filippo Barbagallo ha, per fortuna, uno stile tutto suo che ricorda molto quello di un Gianni Di Gregorio 'giovane' che non a caso è stato supervisore di tutto il progetto. E che abbia un suo stile lo dimostra già con questo suo primo film in cui è Dario, venticinque anni, un ragazzo alle prese più con se stesso che con la realtà. Ogni cosa per lui è un problema. Dario vive ancora a casa con i suoi (il padre è interpretato da Valerio Mastandrea) e frequenta lo stesso gruppo di amici conosciuti al liceo, soprattutto Sandro (Brando Pacitto) che non è certo molto più smart di lui.     Così quando inizia a frequentare Caterina (Alice Benvenuti), una ragazza molto carina conosciuta per caso, va tutto bene, ma accompagnarla poi d'estate a Rimini dai suoi è per lui troppo difficile. Sarà lo stesso quando incontrerà poco dopo la bellissima Lara (Martina Gatti).     Insomma Dario non si butta mai da nessun trampolino, anche il più basso: sta bene dove sta. "Mi piaceva l'idea di raccontare una storia che avesse il tono di una conversazione fra amici. In cui non si ha la pretesa di sorprendere a tutti costi, né di spiegare qualcosa, in cui si sdrammatizza per non annoiare e anche un po' per pudore. Volevo che fosse come una birretta leggera, che butti giù in un attimo e ti viene da dire: 'Oh, alla fine oggi non si sta mica male'".     L'inno sull'importanza dell'osservare e sulla magia delle rovine: "È perché credo davvero nell'importanza dell'osservare e sul fatto che le rovine sono rassicuranti - spiega il regista -.     In fondo sono un 'giovane-vecchio', me lo dicono fin da ragazzino. Anche i social mi fanno stare male. Credo che alle persone non facciano bene, è un po' come vendere ogni volta un pezzetto di sé".     Come è arrivato a fare quest'opera prima? "Ho studiato al centro sperimentale di cinematografia e ho portato avanti questo progetto, da lì ho seguito la solita trafila non senza difficoltà. Per quanto riguarda il cognome (Filippo è figlio del produttore Angelo Barbagallo) non credo abbia pesato più di tanto, i produttori non sono certo persone che guardano a queste cose, ma sono sicuro che qualcuno avrà pensato che le mie origini mi abbiano aiutato".     Film generazionale? "Racconto solo la storia di una persona che ha dei problemi, e non ha neppure genitori separati, non ho pensato a qualcosa di generazionale".     Dice infine Martina Gatti (Il migliore dei mondi, Padre Pio) che interpreta Lara, il secondo incontro amoroso di Filippo, sul rapporto oggi tra ragazzi e ragazze: "Che dire? Di ragazzi ce ne sono di tanti tipi e non so quanto siano diversi da noi ragazze, anzi credo che ci accomuni il fatto che non sentiamo il futuro, di essere anche per questo in confusione come loro. Insomma siamo sulla stessa barca".     Il film prodotto da Elsinore Film con Wildside sarà in sala dal 9 maggio con Vision Distribution.

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