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Sinisi e i Masnadieri di Schiller con gli occhi di oggi

Sinisi e i Masnadieri di Schiller con gli occhi di oggi

rivisitazione forte e di grande energia su passione e ribellione

ROMA, 25 aprile 2024, 17:20

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Paolo Petroni) Uno spettacolo forte, pieno di energia e coinvolgente questo di Michele Sinisi che si replica al Teatro Basilica sino a 28 aprile e rilegge in modo moderno quei ''Masnadieri'' di Schiller complicati e datati. Ecco allora che tutto è giocato su una presa di distanza dall'originale, rielaborato col suo stile da Sinisi con Tommaso Emiliani, per metterne in evidenza la rappresentazione con una particolare sorta di straniamento brechtiano, puntando sul discorso libertario di Schiller (che sedusse anche Verdi), sul dramma di una rabbia giovanile, che prende la forma di una spietata, feroce guerriglia di un gruppo di ribelli che dicono di lottare contro corruzione e prepotenza del potere verso i più deboli, come nella dichiarazione ora messa all'inizio dello spettacolo, che finisce invece con la considerazione ''folle pensare di rendere migliore il mondo con orrore e violenza''.
    Gli attori allora, cominciando o a un certo punto della loro parte, si presentano accompagnati dalle note verdiane (amplificate da un telefonino di uno di loro) col proprio nome, cognome e età e poi indicano alcune caratteristiche del personaggio o riferiscono una parte della vicenda, introducendo anche la storia schilleriana con echi da Re Lear della rivalità dei figli del nobile Max, interpretato da Stefano Braschi: Franz brutto e perfido cui dà vita Gianni D'Addario e Karl, bello e più amato nonostante il suo carattere ribelle, che Donato Paternostro rende nei suoi momenti di furore, in quelli più riflessivi e in quelli di orgoglio, segnando un po' i registri della vicenda, negli altri personaggi vissuta forse con un poco troppo ricorso all'agitazione e il gridare.
    Tra tutti l'Amalia di Laura Pannia con i suoi turbamenti, gli slanci eroici, mossa dalla forza del suo amore per Karl che la fa resistere alle lusinghe e le sopraffazioni di Franz, il quale le fa anche credere che il fratello sia morto e poi imprigiona il padre, per diventare libero e padrone di tutto. Karl finirà per scoprire le sue nefandezze e il fratello si ucciderà prima che i di lui inviati a ammazzarlo arrivino, quindi sarà sua vittima anche l'amata Amalia pensando che, prigioniero dell'orrore del suo agire e il sangue versato, non può deturpare con le sue colpe la sua purezza e amore.
    Un lavoro dai toni e sentimenti forti in cui Sinisi inserisce a contrasto sottolineature comiche, momenti di umanità in tanta estrema tragedia. Detto questo si capisce poco perché a un certo punto si riparta dall'inizio, ripetendo la prima scena, o perché dal cielo cada una valanga di lattine a invadere tutto, calpestate e prese a calci dagli attori durante lo spettacolo (Forse un riferimento ai giovani?) Mentre più comprensibile, ma anche un di più spettacolare in un palcoscenico usato sempre nudo e forte della sua struttura architettonica, la figura simbolica di un grande bue squarciato (di tela e paglia) che, contornato da tanti lumini, farà da sfondo al finale di questa cruenta storia.
    Nonostante un inizio di una replica infrasettimanale con l'intollerabile ritardo di oltre mezz'ora (senza una causa palese e senza scuse) in dispregio degli spettatori, sono stati molto e calorosamente applauditi da una platea principalmente composta di giovani i protagonisti principali, in uno spettacolo in fondo molto corale, e tutti i masnadieri interpretati dal Gruppo della Creta, la Compagnia di giovani residente al Teatro Basilica: dal fido amico Roller (Lorenzo Garufo) al fedele Schwarz (Amedeo Monda), il bieco Spiegelberg (Alessio Esposito), Schhweizer (Matteo Baroncelli), Hermann (Vittorio Bruschi) sino alle tre diverse figure ben caratterizzate da Jacopo Cinque e le altrettante di Lucio De Francesco.
   

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