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Storia di Elvira Hempel, scampata allo sterminio

Storia di Elvira Hempel, scampata allo sterminio

In un libro operazione T4 primo programma omicidio di massa

ROMA, 19 gennaio 2024

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Anna Lisa Antonucci)

ELVIRA HEMPEL MANTHEY, "LA PICCOLA HEMPEL" (Utet, a cura di Erika Silvestri, pag. 224, euro 19,00).
    Elvira Hempel è una bambina come tante, ama giocare e gioisce di poco, ha solo la 'colpa' di essere nata in Sassonia ai tempi del Terzo Reich in una famiglia tedesca ma poverissima, che non possiede altro che tanti, troppi figli. Otto Hempel, il padre di Elvira, è alcolizzato e nullafacente e viene bollato come "asociale ". I figli finiscono quasi tutti in istituto ma la vita di Elvira e della sorellina Lisa è segnata dalla diagnosi di « mentalmente inferiori ». La prima sette anni, la seconda due anni, finiscono nel manicomio di Uchtspringe. Ma quello che sembra un ospedale è, in realtà, un inferno. Medici e infermieri lavorano per dare la morte a quelle che vengono considerate vite indegne di essere vissute: bambine e bambini che saranno tra le prime vittime della ferocia dell'eugenetica nazista. Il libro "La piccola Hempel" di Elvira Hempel Manthey, che esce per le edizioni Utet, è la testimonianza di una bambina scampata alla ferocia nazista. Un racconto crudo di enorme valore storico che ci porta all'interno di quella macchina che, dopo aver ucciso migliaia di disabili, sterminerà milioni di ebrei.
    Già negli anni '30 in Germania persone con veri o presunti disturbi mentali o malformazioni fisiche erano state sottoposte a sterilizzazione forzata in nome di un'asserita "purificazione" della razza. A seguire, dopo l'aggressione alla Polonia e l'inizio della guerra, prende l'avvio l'operazione T4 (abbreviazione di "Tiergartenstraße 4", via e numero civico di Berlino che ospitava la struttura governativa che gestiva la soppressione "caritatevole" delle vite indegne di essere vissute) che con lo sterminio dei disabili sarà la prima operazione di omicidio di massa attuata in Germania dal regime nazista. Si stima che il programma di "eutanasia" tra il 1939 e il 1945, sia costato la vita complessivamente a più di trecentomila tra donne, uomini e bambini. Un programma che trova la sua origine in un libro scritto nel 1920 dal giurista Karl Binding e dallo psichiatra Alfred Hoche in cui gli autori proponevano espressamente l'eutanasia per coloro che vivevano una vita non degna di esser vissuta, ritenendo uno "scandalo" il fatto che le spese economiche per i reduci di guerra, la gioventù valorosa che si era sacrificata per la patria nella prima guerra mondiale, fossero inferiori a quelle impiegate per mantenere persone malate e improduttive in ospedali e strutture sanitarie dalle quali non sarebbero mai uscite. L'operazione T4 ebbe inizio dunque con lo sterminio di circa 5 mila bambini da parte di medici e infermieri. "A Uchtspringe si muore. Si muore molto - racconta nel libro Elvira Hempel - Il signore dei morti è sempre al lavoro. Così noi bambini siamo sempre di meno, anche se ogni settimana ne arrivano di nuovi". E aggiunge "Fanno punture ai bambini ogni giorno, e mi accorgo che la maggior parte di quelli che le ricevono muoiono il giorno dopo. Ho sempre paura quando vedo una siringa. So che se me la faranno dovrò morire. La morte mi rincorre ogni giorno". Elvira, invece, incredibilmente si salverà dall'inferno e la sua autobiografia è un testo prezioso perché permette di cogliere, attraverso la tragica esperienza di una bambina e di sua sorella, il peso brutale e violento del dispositivo nazista, dove "si sono saldate le istanze politiche razziste con le legittimazioni scientifiche o presunte tali, in una prospettiva che guardava a queste persone come fattori nocivi per l'economia della società tedesca e per la costruzione del primato della razza ariana", scrive nella postfazione al libro Emmanuel Betta.
   

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